Mal di Testa: Cause, Tipologie e Trattamenti Efficaci
Scopri le cause del tuo mal di testa e come trattarlo con l’aiuto degli esperti in neurologia del centro Polimed di Afragola (Napoli)
I mal di testa rappresentano una delle più comuni forme di disagio e dolore che affliggono le persone di tutte le età, con diverse intensità e frequenza. Possono presentarsi come dei lievi fastidi occasionali, ma anche come gravi disturbi cronici, che influenzano significativamente la qualità della vita quotidiana.
Le cause dietro il disturbo possono essere molteplici, includendo fattori ambientali, stress, problemi di salute sottostanti, e molto altro. Ecco perché è fondamentale affrontare il problema con un approccio specialistico: un neurologo può non solo aiutare a diagnosticare correttamente il tipo di mal di testa, ma anche offrire un trattamento personalizzato che va oltre i rimedi generici.
Questo tipo di approccio mirato è fondamentale per alleviare il dolore, per prevenirne il ritorno e migliorare così in modo significativo la vita di chi soffre di mal di testa frequente e severo.
Nel Centro Polimed di Afragola (Napoli), ci dedichiamo a fornire soluzioni avanzate e personalizzate per la diagnosi e il trattamento del problema. La nostra neurologa esperta, la dottoressa Cinzia Russo offre percorsi di cura personalizzati, garantendo il massimo benessere ai nostri pazienti. Clicca qui per prenotare ora una consulenza specialistica.
Mal di testa, emicrania o cefalea? Facciamo chiarezza
Il termine “mal di testa” è un’espressione generica che indica qualsiasi dolore o fastidio nella regione del cranio, mentre “cefalea” è il termine medico specifico utilizzato per descrivere questo sintomo. Le cefalee si classificano in due grandi categorie: primarie e secondarie.
Cefalee primarie
Quando parliamo di cefalea primaria, intendiamo un disturbo non causato da altre condizioni mediche. Questo termine comprende sia le emicranie che le cefalee di tipo tensivo, oltre alle cosiddette cefalee a grappolo. Le emicranie sono particolarmente debilitanti e si manifestano con dolori pulsanti, generalmente su un lato della testa. Possono essere accompagnate da nausea, sensibilità alla luce (fotofobia) e al suono (fonofobia). Le cefalee di tipo tensivo sono invece caratterizzate da una pressione o costrizione, che può essere descritta come una fascia stretta attorno alla testa. Le cefalee a grappolo, infine, meno comuni ma estremamente intense, causano un dolore acuto e penetrante dietro o intorno a un occhio, e possono presentarsi per lunghi periodi che durano settimane o mesi.
Cefalee secondarie
Questa tipologia è sintomo di una malattia sottostante, che può essere un disturbo neurologico, un problema vascolare o un’infezione. È cruciale identificare la causa di base di queste cefalee per poterle trattare efficacemente.
Qual è la differenza tra Emicrania e Cefalea?
Come abbiamo visto, sebbene la parola “emicrania” sia spesso utilizzata come sinonimo di mal di testa, rappresenta in realtà una specifica categoria di cefalea primaria che si distingue nettamente dalle altre forme di cefalea per i suoi sintomi caratteristici e la sua natura. L’emicrania tipicamente provoca un dolore pulsante o martellante, frequentemente localizzato su un lato della testa. Inoltre, è spesso accompagnata da sintomi neurologici che possono includere disturbi visivi, formicolii o difficoltà nel parlare.
Perché è importante riconoscere i diversi tipi di mal di testa?
La distinzione tra i diversi tipi di dolore al capo non è solo accademica, ma ha implicazioni dirette sul trattamento più efficace da seguire. È essenziale quindi una diagnosi accurata e un approccio specialistico al disturbo, specialmente per coloro che soffrono di mal di testa frequenti o severi, per i quali una gestione appropriata può migliorare significativamente la qualità della vita.
Diversi Tipi di Mal di Testa: Sintomi e Rimedi
I mal di testa possono variare notevolmente in frequenza, durata e intensità, influenzando diversamente la vita quotidiana delle persone. Qui esploriamo tre tipi comuni di mal di testa: continuo, forte o fortissimo, e frequenti, evidenziando le possibili cause e suggerendo quando potrebbe essere necessario consultare un neurologo.
Continuo
Un mal di testa continuo, noto anche come cefalea cronica quotidiana, si manifesta per più di 15 giorni al mese per almeno tre mesi. Le possibili cause possono includere:
- Sovradosaggio di Medicinali: l’uso eccessivo di farmaci antidolorifici può peggiorare il mal di testa nel tempo.
- Condizioni di Stress: stress cronico, ansia e depressione sono spesso legati a questo tipo di mal di testa.
- Problemi di Postura e Tensione Muscolare: lunghe ore davanti al computer o posture scorrette possono contribuire significativamente al problema.
È essenziale consultare un neurologo se si sperimenta un mal di testa continuo, in quanto potrebbe essere necessario un trattamento specifico per gestire la causa sottostante e ridurre la frequenza e l’intensità del dolore.
Forte o Fortissimo
I mal di testa di forte intensità possono essere debilitanti. Questi includono:
- Emicranie: spesso si manifestano con un dolore pulsante ai lati della testa (nelle tempie, per esempio) e possono essere accompagnati da nausea e sensibilità alla luce e al suono.
- Cefalee a Grappolo: caratterizzate da dolori acuti e penetranti, localizzati in genere intorno all’occhio.
Le cause possono essere varie, da disordini ormonali a fattori genetici. Un neurologo può aiutare non solo a diagnosticare la tipologia di mal di testa, ma anche a stabilire un piano di trattamento efficace che può includere farmaci, terapie comportamentali e cambiamenti nello stile di vita.
Frequente
Con “mal di testa frequente” si identifica la condizione di chi è affetto da questo disturbo per più giorni alla settimana. Le cause possono includere:
- Stress Ambientale e Fisico: come cambiamenti climatici o attività fisica eccessiva.
- Abitudini Alimentari: come l’abuso di caffeina o alcol.
- Ritmi del Sonno Alterati: in questo caso, il disturbo può nascere da un problema di insonnia o da una mancata routine del sonno (per esempio, quando si va a dormire e ci si sveglia a orari sempre diversi).
In questi casi, il consulto di un neurologo è cruciale per determinare se i mal di testa sono sintomi di una condizione medica più grave e per sviluppare, eventualmente, un approccio terapeutico adeguato. Il neurologo può proporre indagini diagnostiche più approfondite e trattamenti mirati a ridurre la frequenza dei mal di testa.
Quando Rivolgersi a un Neurologo
Come abbiamo visto, i mal di testa possono quindi variare da lievi disagi occasionali a gravi disturbi che necessitano di attenzione medica. È cruciale riconoscere i segnali di allarme che indicano la necessità di consultare un neurologo.
Oltre a quanto sottolineato finora, vediamo alcune situazioni in cui è particolarmente importante cercare una valutazione specialistica:
- Cambiamento nella tipologia di Mal di Testa: se si nota un cambiamento significativo nel presentarsi del disturbo, come per esempio un aumento della frequenza, della durata, o dell’intensità, è essenziale consultare un neurologo. Tali cambiamenti possono infatti indicare una nuova condizione medica sottostante o l’aggravarsi di una preesistente.
- Mal di Testa Estremamente Severo: un mal di testa improvviso ed estremamente doloroso può essere sintomo di condizioni molto gravi come emorragie cerebrali, aneurismi o meningiti. Questo richiede un intervento medico immediato per evitare complicazioni potenzialmente pericolose per la propria vita.
- Sintomi Associati: la presenza di sintomi associati al mal di testa, quali confusione, febbre, rigidità del collo, disturbi visivi, debolezza muscolare o difficoltà a parlare, può indicare una condizione neurologica grave come l’encefalite o la meningite, disturbi vascolari come l’ictus, o altre patologie neurologiche che richiedono diagnosi e trattamenti specifici.
Un intervento neurologico specialistico, come quello offerto dal Centro Polimed di Afragola (Napoli), può migliorare notevolmente l’efficacia del trattamento del mal di testa e prevenire danni a lungo termine. Il medico utilizzerà infatti tecniche di diagnosi avanzate, per ottenere una visione chiara della causa dei sintomi e sviluppare un piano di trattamento personalizzato. Il neurologo offrirà inoltre un trattamento su misura che considera le specifiche condizioni di ciascun paziente.
Prenota ora la tua consulenza neurologica: chiama lo 0818522995, oppure compila il form: sarai ricontattato al più presto per prenotare la tua visita.
Ernia del Disco: Sintomi, Cause e Trattamenti
Sintomi, cause e opzioni di trattamento per l’ernia del disco: prenota ora un consulto con il neurochirurgo del Centro Polimed di Afragola (NA).
L’ernia del disco è una condizione comune che colpisce molte persone, causando dolore e disagio significativi. Si verifica quando il nucleo gelatinoso di un disco intervertebrale sporge attraverso una rottura nella sua parete esterna, esercitando pressione sui nervi circostanti. Questo può portare a sintomi debilitanti come dolore alla schiena, intorpidimento e debolezza muscolare.
Nel Centro Polimed di Afragola, ci dedichiamo a fornire soluzioni avanzate e personalizzate per la diagnosi e il trattamento dell’ernia del disco. Il nostro neurochirurgo esperto, il dottor Giamundo Arcangelo Salvatore offre percorsi di cura personalizzati, garantendo il massimo benessere ai nostri pazienti. Clicca qui per prenotare ora una consulenza specialistica sull’ernia del disco.
Cos’è l’Ernia del Disco?
L’ernia del disco è una patologia della colonna vertebrale che si verifica quando il nucleo polposo di un disco intervertebrale fuoriesce, attraverso una lacerazione o una debolezza nell’anello fibroso che lo circonda. Questa condizione può comprimere i nervi spinali, causando dolore, intorpidimento e debolezza nei muscoli innervati dai nervi coinvolti.
Differenza tra Ernia al Disco, Ernia Lombare e Ernia del Disco Lombare
L’ernia del disco può differire in base a dove essa si presenta. In particolare, individuiamo:
- Ernia al Disco: termine generico che indica la fuoriuscita del nucleo polposo dal disco intervertebrale, senza specificare la posizione.
- Ernia Lombare: indica specificamente un’ernia del disco situata nella regione lombare della colonna vertebrale, che è la parte bassa della schiena. Questo tipo di ernia è comune perché la regione lombare sopporta gran parte del peso del corpo e consente una vasta gamma di movimenti.
- Ernia Cervicale: occorre nella regione del collo. Questa tipologia può causare dolore al collo, alle spalle e agli arti superiori.
- Ernia Toracica: si verifica nella regione toracica della colonna vertebrale. È meno comune, ma può causare dolore nella parte superiore della schiena e lungo le costole.
- Ernia Extraforaminale: si sviluppa lateralmente al foro vertebrale, dove i nervi spinali emergono dalla colonna vertebrale.
- Ernia Intraforaminale: avviene nel foro vertebrale, direttamente dove i nervi spinali emergono.
- Ernia Mista: coinvolge più di una regione, come lombare e cervicale contemporaneamente, sebbene sia una condizione molto rara.
Sintomi Ernia al Disco
Ma come si presenta l’ernia del disco? Scopriamo insieme alcuni dei sintomi più comuni.
Dolore lombare
- Dolore nella parte bassa della schiena che può variare d’intensità a seconda della condizione
- Il dolore può peggiorare con movimenti specifici o posizioni
Dolore alla schiena
- Dolore generalizzato lungo la colonna vertebrale
- Può irradiarsi verso altre aree, come glutei e gambe
Intorpidimento e debolezza
- Sensazione di intorpidimento o formicolio nelle aree del corpo in cui sono presenti i nervi interessati dal problema
- Debolezza muscolare che può influenzare la capacità di movimento
Sintomi specifici dell’ernia del disco lombare
- Dolore diffuso lungo la gamba, noto come sciatica
- Perdita di riflessi negli arti inferiori
- Difficoltà a mantenere una postura eretta o camminare
- Nei casi più gravi, problemi di controllo della vescica o dell’intestino
Questi sintomi possono variare in base alla gravità dell’ernia e alla specifica localizzazione lungo la colonna vertebrale.
Le cause e i fattori di rischio
Abbiamo visto quali sono i sintomi più comuni di questo disturbo molto diffuso. Ora approfondiamo invece le cause e i fattori di rischio: cosa causa l’ernia del disco?
Le cause
- Invecchiamento: con l’età, i dischi intervertebrali perdono parte del loro contenuto d’acqua, diventando meno flessibili e più suscettibili a lacerazioni o rotture.
- Traumi: incidenti, cadute o colpi diretti alla colonna vertebrale possono causare l’erniazione di un disco.
- Sforzi eccessivi: sollevare oggetti pesanti in modo scorretto o compiere movimenti ripetitivi può esercitare una pressione eccessiva sui dischi.
- Postura scorretta: mantenere una postura scorretta per periodi prolungati può causare stress sui dischi intervertebrali.
Fattori di rischio
Approfondiamo ora i cosiddetti fattori di rischio, ovvero le abitudini, le condizioni e il bagaglio genetico che possono aumentare la probabilità del presentarsi di un disturbo:
- Età: come abbiamo visto, il rischio di ernia del disco aumenta con l’età, specialmente tra i 30 e i 50 anni.
- Genetica: una predisposizione familiare può aumentare la probabilità di sviluppare ernie del disco.
- Attività fisiche intense: alcuni sport e attività fisiche che richiedono sforzi intensi possono aumentare il rischio.
- Sovrappeso: l’eccesso di peso corporeo mette maggiore pressione sui dischi intervertebrali, aumentando il rischio di ernia.
- Fumo: il fumo può ridurre l’apporto di ossigeno ai dischi intervertebrali, accelerando il loro deterioramento.
Diagnosi e Trattamenti dell’Ernia del Disco presso il Centro Polimed di Afragola (Napoli)
La diagnosi precoce dell’ernia del disco è fondamentale per migliorare l’efficacia dei trattamenti. Utilizziamo esami clinici e strumentali avanzati, per ottenere immagini dettagliate della colonna vertebrale.
Presso il Centro Polimed di Afragola, il Dott. Giamundo Arcangelo Salvatore, Medico Chirurgo Specialista in Neurochirurgia, analizza i sintomi e i risultati diagnostici per creare un piano di trattamento personalizzato. Il disturbo può essere trattato ricorrendo a un ampio range di possibili terapie, dalla fisioterapia ai farmaci, fino alla riabilitazione: il nostro specialista ti consiglierà il percorso più adeguato alle tue esigenze specifiche.
La consulenza neurochirurgica personalizzata al Centro Polimed offre un approccio integrato e multidisciplinare, combinando l’esperienza dei nostri specialisti con tecnologie all’avanguardia. Questo garantisce percorsi di cura su misura, migliorando significativamente la qualità della vita dei nostri pazienti.
Prenota ora la tua consulenza neurochirurgica: chiama lo 0818522995, oppure compila il form: sarai ricontattato al più presto per prenotare la tua visita.
Gambe pesanti? Scopri ora cause e trattamenti efficaci
Come trovare soluzioni efficaci per le gambe pesanti e doloranti grazie alle competenze di un chirurgo vascolare | Centro Polimed di Afragola (Napoli)
Hai mai sentito le gambe pesanti e stanche, anche senza esercizio fisico o un lavoro particolarmente faticoso? Questo fastidioso sintomo può trasformarsi in una condizione debilitante che influisce sulla qualità di vita, oltre a rappresentare il segnale di problematiche mediche sottostanti che meritano attenzione.
Il senso di pesantezza, spesso accompagnato da gonfiore e dolore, può indicare infatti problematiche anche serie, legate alla circolazione o alla salute dei tuoi arti inferiori.
Una visita con un chirurgo vascolare può allora essere fondamentale per coloro che sperimentano regolarmente gambe pesanti e stanche. Nel Centro Polimed di Afragola (Napoli), possiamo aiutarti a ritrovare leggerezza e benessere. Prenota ora la tua visita di chirurgia vascolare.
Cosa si intende per “gambe pesanti”?
Le gambe pesanti rappresentano una condizione comune ma spesso sottovalutata che colpisce molte persone, indipendentemente dall’età o dallo stile di vita. Questo disturbo si caratterizza per una sensazione di pesantezza e stanchezza agli arti inferiori, spesso accompagnata da dolore, gonfiore e una percezione di tensione o crampi muscolari. L’intensità di questi sintomi può variare da lieve a severa, influenzando significativamente lo svolgimento delle attività quotidiane.
Chi ne soffre, avverte la sensazione che ogni passo richieda uno sforzo maggiore del normale, quasi come se le gambe fossero appesantite da un carico invisibile.
Questo disagio tende paradossalmente ad accentuarsi in situazioni di immobilità prolungata, come quando si rimane in piedi o seduti per lungo tempo, ma può manifestarsi anche senza apparente motivo durante la giornata.
È importante sottolineare che questa condizione non è necessariamente legata a un precedente sforzo fisico intenso, ma può presentarsi come un disturbo a sé stante, meritevole di attenzione e, se persistente, di valutazione medica.
Sintomi Comuni delle gambe pesanti
- Gonfiore: soprattutto nelle caviglie e nei piedi verso la fine della giornata.
- Dolore: che può variare da una sensazione di fastidio lieve a dolore acuto.
- Crampi muscolari: specialmente di notte o dopo periodi di inattività.
- Affaticamento delle gambe: che rende difficile stare in piedi o camminare per lungo tempo.
Quali sono le cause delle gambe pesanti ?
Le cause delle gambe pesanti possono essere molteplici e spesso interconnesse. Tra queste troviamo problemi di circolazione, come l’insufficienza venosa, che impedisce al sangue di risalire efficacemente verso il cuore causando ristagni e gonfiore. Altri fattori includono:
- Problemi linfatici, che possono causare accumulo di liquidi e gonfiore.
- Alterazioni ormonali, spesso correlate a gravidanza, menopausa o altri squilibri ormonali.
- Stili di vita sedentari, che contribuiscono alla cattiva circolazione e all’affaticamento muscolare.
- Sovrappeso e obesità, che aumentano la pressione sugli arti inferiori.
Comprendere le cause delle gambe pesanti è fondamentale per affrontare efficacemente questa condizione: una visita specialistica con un chirurgo vascolare può trasformare la qualità della tua vita, liberandoti dal peso delle gambe pesanti. Scopriamo in che modo.
Quando consultare un Chirurgo Vascolare per le Gambe Pesanti?
Se ti ritrovi spesso a combattere con la sensazione di gambe pesanti, potrebbe essere il momento di consultare un chirurgo vascolare. Questo specialista offre infatti un approccio ampio e integrato al trattamento delle patologie vascolari degli arti inferiori.
Contrariamente a quanto potrebbe suggerire il nome, il chirurgo vascolare non si occupa solo di interventi chirurgici, ma anche della prevenzione e della gestione di condizioni che influenzano la circolazione sanguigna, compresa la sensazione di pesantezza e affaticamento delle gambe che non derivano necessariamente da sforzi fisici intensi.
La consulenza di un medico specialista può essere allora fondamentale per chi soffre di gambe pesanti come sintomo di una condizione vascolare cronica, offrendo strategie personalizzate per migliorare la circolazione e, di conseguenza, la qualità della vita quotidiana.
Come può aiutare un Chirurgo Vascolare?
- Valutazione Completa: l’appuntamento con un chirurgo vascolare inizia con l’esame approfondito della tua storia clinica e uno studio dei sintomi presenti, per identificare eventuali condizioni sottostanti come insufficienza venosa o problemi arteriosi che possono causare la sensazione di pesantezza agli arti inferiori.
- Esami Diagnostici Avanzati: utilizzando tecniche di imaging come l’Ecocolordoppler Arterioso e Venoso agli Arti Inferiori, il chirurgo può valutare la circolazione e la struttura delle vene e delle arterie nelle gambe, in modo da individuare specifiche anomalie vascolari che potrebbero non essere visibili all’esame fisico.
- Trattamenti Personalizzati: basandosi sui risultati degli esami, il chirurgo vascolare può proporre trattamenti personalizzati. Questi possono includere procedure minimamente invasive, terapia farmacologica per migliorare la circolazione o raccomandazioni per modificare lo stile di vita (per esempio, l’esercizio fisico e la gestione del peso corporeo).
Come posso prenotare una visita di chirurgia vascolare per le gambe pesanti?
Se alla fine della giornata le tue gambe sono pesanti e doloranti, o se noti gonfiore, crampi o altri sintomi preoccupanti, è consigliabile prenotare una visita con un chirurgo vascolare. Anche sintomi che possono sembrare gestibili potrebbero essere segnali di condizioni più gravi, che richiedono attenzione medica specializzata.
Al Centro Medico di Afragola, il nostro chirurgo vascolare, Dott. Alberto Varriale, è a tua disposizione per offrire un’assistenza specializzata. Non ignorare il disagio delle gambe pesanti: una visita specialistica può essere decisiva non solo per ottenere un sollievo immediato, ma anche per sviluppare un piano a lungo termine per mantenere le tue gambe sane e attive.
Prenota ora la tua consulenza vascolare: chiama lo 0818522995, oppure compila il form: sarai ricontattato al più presto per prenotare la tua visita.
Il Test di Schirmer: Uno Strumento Essenziale nella Diagnosi delle Malattie Oculari
Il Test di Schirmer per la diagnosi dell’occhio secco: tutte le info di cui hai bisogno per la procedura eseguita presso il centro Polimed di Afragola (Napoli)
In ambito oftalmologico, il Test di Schirmer rappresenta uno strumento diagnostico fondamentale per la valutazione della produzione lacrimale e soprattutto per individuare condizioni come l’occhio secco, problematica che colpisce fino al 30% della popolazione over 50.
Il test prende il nome dall’ideatore, il medico tedesco Otto Schirmer, che lo sviluppò nel 1903, ma resta ancora oggi ampiamente impiegato.
Oggi esploreremo la metodologia, l’applicazione clinica e l’importanza del Test di Schirmer nel contesto di una più approfondita visita oculistica.
Prostata: stile di vita e prevenzione
In Italia il tumore alla prostata è la patologia oncologica più frequente tra i soggetti di sesso maschilee rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età.
Meningite, cos’è ?
La meningite è una grave malattia dovuta all’infiammazione delle meningi, le membrane che rivestono il cervello.
L’infiammazione di tali membrane si ripercuote sul cervello portando a gravi sintomi neurologici che possono portare alla morte oppure a postumi gravi come sordità, ritardo mentale, paralisi motorie, epilessia.
Cause Meningite
La meningite può essere provocata sia da batteri sia da virus, funghi o altre agenti.
Quella più temibile è quella batterica dovuta principalmente a tre germi: emofilo tipo B, pneumococco, meningococco.
Le forme di meningite dovute a virus sono generalmente a decorso benigno. La gravità della meningite batterica è più elevata in età pediatrica.
La meningite o infiammazione delle membrane che circondano il cervello e il midollo spinale è causata da microrganismi.
Tale infiammazione può essere provocata da microrganismi di tipo commensale, cioè naturalmente presenti nell’organismo umano e quindi non patogeni, ma diventa virulenta se la resistenza dell’organismo diminuisce, ad esempio in seguito a un raffreddore, morbillo o varicella.
Anche un processo infettivo localizzato in altra sede può evolvere in una meningite, come una infiammazione dell’orecchio medio o del naso che si diffonde alle meningi.
Sintomi Meningite
I sintomi principali della meningite sono febbre, nausea, vomito, sonnolenza, cefalea e irrigidimento della parte posteriore del collo. Tipici segni collaterali sono anche la diminuzione dello stato di coscienza, con senso di torpore, battito cardiaco rallentato ed episodi convulsivi.
La meningite di origine infettiva si trasmette da persona a persona per via aerea attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni nasali emesse con la tosse, gli starnuti o mentre si parla a distanza ravvicinata In caso di sospetta meningite, rivolgersi in modo tempestivo al proprio medico facilita la corretta diagnosi e consente di anticipare la cura. L’indagine più importante ai fini della diagnosi è l’analisi del liquido cerebro-spinale, prelevato attraverso una puntura lombare, con analisi citochimica, molecolare e colturale. Questo esame permette di verificare la presenza di un’infezione, quindi identificare e caratterizzare il patogeno coinvolto nell’eziologia della meningite.
Allergie primaverili: cause, rimedi e prevenzione da non trascurare.
Le allergie primaverili colpiscono fino al 20% della popolazione, con i seguenti sintomi:
- naso che cola e congestione nasale
- prurito agli occhi e/o occhi che lacrimano
- starnuti
- tosse
- prurito al naso, sul palato o in gola
- gonfiore, occhiaie bluastre
- diminuzione del senso del gusto o dell’odorato
- febbre
Le allergie possono comparire a qualsiasi età, ma in genere iniziano nell’infanzia o durante l’adolescenza.
L’allergia è una reazione immunitaria verso una sostanza esterna.
n molti casi i sintomi migliorano con il passare degli anni e fino alla metà dei pazienti notano qualche miglioramento (ma solo nel 10-20% dei soggetti colpiti si assiste a una completa scomparsa dei sintomi).
Ad oggi non esiste una cura efficace nella totalità dei casi per risolvere definitivamente il problema, ma disponiamo di molti modi per gestire efficacemente il disturbo.
Come capire a cosa si è allergici?
È possibile capire a cosa si è allergici attraverso il Prick Test, in quanto permette la diagnosi delle allergie alimentari e respiratorie.
Il prick test viene effettuato posizionando una goccia di un estratto allergenico sulla cute del paziente. La cute della zona scelta per l’esecuzione del test è abitualmente la faccia volare degli avambracci.
Successivamente l’allergologo va a “pizzicare” la cute sottostante la goccia allergenica con una lancetta sterile. È necessario usare una lancetta sterile differente per ciascun allergene, per evitare la contaminazione tra estratti diversi.
In questo modo, molecole allergeniche riescono a penetrare gli strati superficiali della cute.
Quest’ultima, successivamente, si asciuga facendo attenzione che le gocce di allergene non vadano a sovrapporsi o contaminarsi l’una con le altre.
Dopo circa 15-20 minuti di attesa, la cute viene esaminata, per valutare eventuali reazioni positive ad uno o più allergeni, che si presentano come pomfi tondeggianti e rilevati, del diametro di alcuni millimetri, pruriginosi e contornati da eritema.
I pomfi appaiono in tutto e per tutto analoghi a “punture di zanzara”.
È possibile effettuare il prick testa ad ogni età ed è importante non assumere anti-istaminici per bocca (o in iniezione) da almeno 5-7 giorni. Tutte le altre terapie invece non interferiscono con l’effettuazione del test.
Come prevenire le Allergie
Non esiste alcun modo efficace per evitare la malattia. Prima dell’inizio della stagione, il paziente dovrebbe rivolgersi all’allergologo, per impostare il programma preventivo o terapeutico più appropriato.
Si può, infatti, cercare di limitare la manifestazione dei sintomi, evitando le cause che scatenano le reazioni allergiche e adottando alcune misure per ridurre l’esposizione agli antigeni allergizzanti.
Ecco qualche esempio:
Già diverse settimane prima dell’arrivo della primavera è necessario cercare di ripulire al meglio la casa. Va eliminata quanta più polvere possibile, si lavano le tende, i tappeti, le lenzuola e le coperte. Questi dovranno rimanere puliti il più possibile anche nella stagione delle allergie.
Se si hanno animali domestici anche questi dovranno essere lavati circa una volta a settimana. Bisogna fare attenzione anche alle muffe che attecchiscono in luoghi bui e umidi. Sostituite i filtri del condizionatore in casa.
La prevenzione fuori casa è la più difficile ma anche la più importante. Anche in questo caso ci sono delle regole da tenere a mente. Innanzitutto bisogna dedicarsi ad attività all’ aperto solo quando cala la concentrazione di pollini ,se i vostri animali domestici trascorrono molto tempo all’ aria aperta potrebbero avere dei pollini nel pelo quindi conviene lavarli spesso. Il bucato è meglio stenderlo in casa se è possibile.
Ora non ti resta che fissare il tuo appuntamento !
Torna a respirare, goditi la primavera!
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Come affrontare il caldo
Come affrontare l’afa e le alte temperature estive?
Il rischio è quello di essere colpiti da un colpo di calore e di disidratarsi. E allora vogliamo darvi qualche consiglio …
1) Uscire di casa nelle ore meno calde della giornata. Evitare di uscire nelle ore più calde cioè dalle ore 11.00 alle 18.00. Se si esce nelle ore più calde non dimenticare di proteggere il capo con un cappello di colore chiaro e gli occhi con occhiali da sole; inoltre proteggere la pelle dalle scottature con creme solari protettive.
2) Indossare un abbigliamento adeguato e leggero. Sia in casa che all’aperto, indossare abiti leggeri, non aderenti, preferibilmente di fibre naturali per far assorbire meglio il sudore e permettere la traspirazione della cute.
3) Rinfrescare l’ambiente domestico e di lavoro. Schermare le finestre esposte al sole utilizzando tapparelle, persiane, tende etc. Aprire le finestre durante le ore più fresche della giornata (la sera e la notte).
Se si utilizza l’aria condizionata, ricordarsi che questo efficace strumento va utilizzato adottando alcune precauzioni per evitare conseguenze sulla salute e eccessivi consumi energetici. Si raccomanda di utilizzarla preferibilmente nelle giornate con condizioni climatiche a rischio; di regolare la temperatura tra i 25°C – 27°C; di coprirsi nel passaggio da un ambiente caldo ad uno più freddo; di provvedere alla loro manutenzione e alla pulizia regolare dei filtri; di evitare l’uso contemporaneo di elettrodomestici che producono calore e consumo di energia.
4) Ridurre la temperatura corporea. Fare bagni e docce con acqua tiepida, bagnarsi viso e braccia con acqua fresca. In casi di temperature molto elevate porre un panno bagnato sulla nuca.
5) Ridurre il livello di attività fisica. Nelle ore più calde della giornata evitare di praticare all’aperto attività fisica intensa o lavori pesanti.
6) Bere con regolarità ed alimentarsi in maniera corretta. Bere almeno 2 litri di acqua al giorno (salvo diversa indicazione del medico curante). Gli anziani devono bere anche se non ne sentono il bisogno. Evitare di bere alcolici e limitare l’assunzione di bevande gassate o troppo fredde. Mangiare preferibilmente cibi leggeri e con alto contenuto di acqua (frutta e verdura).
7) Adottare alcune precauzioni se si esce in macchina. Se si entra in un’auto parcheggiata al sole, prima di salire aprire gli sportelli, poi iniziare il viaggio a finestrini aperti o utilizzare il sistema di climatizzazione. Prestare attenzione nel sistemare i bambini sui seggiolini di sicurezza, verificare che non siano surriscaldati. Quando si parcheggia la macchina non lasciare mai, nemmeno per pochi minuti, persone o animali nell’abitacolo.
8) Conservare correttamente i farmaci. Leggere attentamente le modalità di conservazione riportate sulle confezioni dei farmaci e conservare tutti i farmaci nella loro confezione, lontano da fonti di calore e da irradiazione solare diretta. Conservare in frigorifero i farmaci per i quali è prevista una temperatura di conservazione non superiore ai 25-30°C.
9) Quando arriva il gran caldo, le persone anziane, con patologie croniche (cardiovascolari, respiratorie, neurologiche, diabete ecc)e le persone che assumono farmaci, devono osservare le seguenti precauzioni: consultare il medico per un eventuale aggiustamento della terapia o della frequenza dei controlli clinici e di laboratorio (ad esempio per i diabetici è consigliabile aumentare la frequenza dei controlli glicemici); segnalare al medico qualsiasi malessere, anche lieve, che sopraggiunga durante la terapia farmacologica; non sospendere mai di propria iniziativa la terapia in corso.
10) Sorvegliare e prendersi cura delle persone a rischio. Nei periodi prolungati di caldo intenso, prestare attenzione a familiari o vicini di casa anziani, specialmente se vivono da soli e, ove possibile, aiutarli a svolgere alcune piccole faccende, come fare la spesa, ritirare i farmaci in farmacia etc. Segnalare ai servizi socio-sanitari eventuali situazioni che necessitano di un intervento, come persone che vivono in situazioni di grave indigenza o di pericolo per la salute.
Per maggiori informazioni contattarci telefonicamente al numero 0818522995
Ictus celebrale , sintomi e prevenzione
L’ictus cerebrale è conseguenza della mancata irrorazione di una zona del cervello da parte di un’arteria, per la rottura dell’arteria stessa (ictus emorragico) o per la sua occlusione da parte di un trombo (ictus trombotico).
Ictus cerebrale: la morte dei neuroni
I neuroni, privati del necessario apporto di ossigeno trasportato dal sangue, muoiono entro pochi minuti; conseguentemente tutte le parti del corpo che sono sotto il controllo di questi neuroni cessano di funzionare. Il cervello è infatti un organo definito nobile, che soffre cioè molto rapidamente, e in modo sensibile, di un ridotto apporto di sangue.
L’ictus cerebrale è conseguenza della mancata irrorazione di una zona del cervello da parte di un’arteria, per la rottura dell’arteria stessa (ictus emorragico) o per la sua occlusione da parte di un trombo (ictus trombotico).
Ictus cerebrale: la morte dei neuroni
I neuroni, privati del necessario apporto di ossigeno trasportato dal sangue, muoiono entro pochi minuti; conseguentemente tutte le parti del corpo che sono sotto il controllo di questi neuroni cessano di funzionare. Il cervello è infatti un organo definito nobile, che soffre cioè molto rapidamente, e in modo sensibile, di un ridotto apporto di sangue.
Ictus cerebrale e prevenzione
Nel caso dell’ictus cerebrale la prevenzione è obbligatoria perché la cura è impossibile: il tessuto cerebrale non ha, a differenza di altri tessuti, la capacità di rigenerarsi, cioè di riparare un’eventuale lesione sostituendo i neuroni morti con altri neuroni. Per questo è molto importante identificare in tempo problemi al cuore che possono provocare danni molto difficilmente recuperabili alle cellule cerebrali. L’ictus cerebrale trombotico può essere causato da un’embolia cerebrale o da una trombosi cerebrale.
- Embolia cerebrale. L’embolia cerebrale è dovuta alla migrazione di piccolissimi coaguli che, formatisi generalmente nel cuore o nelle arterie carotidi, prendono la strada delle grandi arterie e si fermano in un’arteria cerebrale ostruendo il passaggio del Sangue e dell’ossigeno. La causa più frequente di embolia cerebrale è la fibrillazione atriale.
- Trombosi cerebrale. La Trombosi cerebrale è sicuramente il tipo più frequente di Ictus Essa è dovuta alla formazione di un trombo su un’arteria cerebrale lesa da placche arteriosclerotiche (escrescenze che si formano sulle pareti delle arterie, a causa di un eccesso di grassi nel sangue, del fumo di sigaretta o della pressione sanguigna troppo elevata) e si verifica prevalentemente di notte o nelle prime ore del mattino.
Fattori di rischio dell’ictus cerebrale
Le persone più soggette a rischio di ictus cerebrale sono coloro che hanno già avuto TIA (Attacchi Ischemici Transitori) o altre malattie di tipo ischemico alle arterie; quelle che soffrono di diabete, ipertensione arteriosa o presentano un eccesso di colesterolo nel sangue; coloro che hanno avuto un familiare colpito da ictus in un’età relativamente giovane (meno di 60 anni).
Altri importanti fattori di rischio sono il fumo di sigaretta, l’obesità, la sedentarietà e lo stress. Ultimamente è stato accertato che livelli troppo elevati di omocisteina (un amminoacido che può provocare, se presente in eccesso, irritazione alle pareti delle arterie) nel sangue aumentano i rischi di avere un ictus cerebrale.
Segnali precoci di ictus: i campanelli d’allarme
- Fibrillazione atriale. La fibrillazione atriale è un’alterazione del battito cardiacoper cui gli arti cardiaci pompano il sangue nei ventricoli con forza insufficiente e a intervalli irregolari; questo provoca una stasi del sangue a livello degli atri del cuore e ne favorisce la coagulazione. Il paziente può avvertire una sensazione di cardiopalmo e, tastandosi il polso, nota un’assoluta irregolarità dei battiti. La complicanza più grave della fibrillazione atriale è l’embolia arteriosa al cervello.
- Attacchi ischemici transitori (TIA). Gli attacchi ischemici transitori sono un deficit temporaneo di una funzione cerebrale(perdita della parola, diminuzione della forza di un arto), dovuto generalmente all’ostruzione transitoria di un’arteria cerebrale da parte di piccoli emboli o trombi provenienti da placche aterosclerotiche delle arterie del collo che portano il sangue al cervello. I sintomi durano pochi minuti, anche se, occasionalmente, possono durare alcune ore (non più di 24 ore) e regrediscono completamente, a differenza di quanto avviene per l’ictus cerebrale. Essi sono però molto simili a quelli tipici dell’ictus:
- debolezza e/o difficoltà di movimento di un arto o di un lato del corpo;
- offuscamento o perdita della vista da un occhio;
- problemi di linguaggio, come pronuncia difettosa (disartria) o difficoltà a trovare le parole giuste (afasia);
- più raramente vertigini o vista sdoppiata (diplopia).
Gli attacchi ischemici transitori sono degli importanti segni premonitori, utili per predire il rischio di ictus cerebrale in ciascun paziente. Infatti il rischio di ictus per una persona che abbia avuto almeno un TIA è circa dieci volte superiore a quello di un’altra persona con le stesse caratteristiche che non abbia mai sofferto di TIA.
Relazione tra chirurgia vascolare e ictus
Il chirurgo vascolare può correggere un importante fattore di rischio per l’ictus cerebrale: la stenosi delle carotidi, ossia un restringimento dovuto alla presenza di placche aterosclerotiche sulle pareti delle carotidi.
La stenosi delle carotidi si rileva grazie all’ecodoppler dei tronchi sovraortici, un esame che non richiede iniezioni o dolore: passando una sonda sul collo del paziente si osserva il flusso nelle arterie carotidi e si cercano eventuali indurimenti o restringimenti delle arterie.
Ictus cerebrale: le terapie
Per impostare una cura adeguata è fondamentale stabilire, grazie alla TAC (Tomografia Assiale Compiuterizzata) e alla RMN (Risonanza Magnetica), se si tratta di un ictus ischemico (come nella maggior parte dei casi) oppure emorragico.
Per esempio, se l’ictus è di natura ischemica, cioè dovuto a trombosi o embolia, si può somministrare al paziente una sostanza in grado di sciogliere il coagulo (trombolisi); somministrare la stessa sostanza nel caso di un ictus di natura emorragica significa peggiorare l’emorragia. In alcuni casi, invece, è meglio tenere il paziente sotto osservazione, in attesa che l’evoluzione dei sintomi orienti ad una diagnosi più certa e indichi se può essere impostata una terapia mirata, anticoagulante o antiaggregante.
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